Sulle 2, prima di pranzo, un aperitivo dissetante seduti sul muricciolo che corre sul lungomare di Bandra davanti al mare d'Arabia calmo, con la sua riva di roccia nera, lavica, e in parte costeggiata da mangrovie. La giornata è molto bella e luminosa ma in giro c'è poca gente visto l'orario. Il lungomare a quest'ora è luogo di incontri per coppie che sembrano desiderare la tranquillità e la pace che trasmette il mare. Qui, come in tanti altri luoghi frequentati di Mumbai, si possono comprare delle noci di cocco fresche, ancora verdi. Sono molto più grandi di quelle legnose che si vendono in Italia, quelle del coccobello per intenderci. Queste noci vengono aperte all'istante sull'estremità superiore da un paio di colpi decisi sferrati dalla mano esperta del venditore armato di un piccolo macete. L'acqua di cocco, leggermente torbida, dolciastra e saporita, si beve con una cannuccia lunga. Quando il cocco è stato svuotato del suo liquido si può completare l'opera. Ampliando l'apertura, fatta per la cannuccia o le cannucce visto che un cocco è più che sufficiente a dissetare 2 persone, e raschiando l'interno della noce con oggetto ridigo e spigoloso, si raccoglie una poltiglia bianca da mangiare. E' quella parte del latte di cocco che stava incominciando a solidificarsi sulle pareti interne delle noce: e finalmente si sente il sapore del cocco. - PRANZO - Pranzo in un localino in stile occidentale -americano direi- su una strada ombrosa in salita: sembrerebbe di essere a San Francisco se non fosse per i 35 gradi e lo strombazzare continuo delle auto e dei tuk tuk che passano. Pubblico internazionale, in gran parte giovani, qualche incontro di lavoro, una famiglia, qualcheduno ha l'aria da viaggiatore navigato che se la sta prendendo comoda, anche parecchio, visto che il locale offre connessione wi-fi. Chi ha un laptop, ha un Apple, e qui non si scappa: 6 su 6. Mangiamo bagel farciti, un pane della tradizione yiddish, che dall'est europa deve essere arrivato a Bombay senza badare ai chilometri, come di rimbalzo, passando da New York. Il locale offrirebbe anche interessanti vini locali, prodotti nello stato del Mahārāshtra con il marchio Fratelli, dal chiaro riferimento italiano. Ma non abbiamo la prontezza di assaggiarli, vuoi anche per il caldo che invoglia a scegliere bevande rinfrescanti, e vuoi anche per le diffuse abitudini analcoliche della città di Mumbai. E pensare che sarebbe bastato veramente poco per fare una serie di assaggi curiosi, dato che il vino veniva offerto anche al calice. Ricordo un rosé e uno shiraz rosso. Poi qualche giorno dopo finisco per mangiarmi le mani, al posto dei bagel, al sol pensiero che forse mi sono perso l'occasione di bere un sangiovese bianco, come proposto, con apprezzabile coraggio, nel sito dei produttori. - CENA - La giornata si conclude con una cena speciale, preparata appositamente per noi da Sonal e Kishur, proprietari del ristorante Ivy dove, 3 anni fa, le Mattarello(a)way avevano organizzato una serata a base di primi piatti italiani. Ci fermiamo al primo piano della palazzina che ospita il ristorante per ammirare l'elegante pasticceria recentemente aperta da Toshin, il figlio di Sonal e Kishur, che negli ultimi anni ha studiato da pasticcere, si è specializzato con evidente successo visto il riconoscimento che sta ottenendo in tutta l'India. Il locale è elegante, minimalista, potrebbe stare tranquillamente a Manhattan. La vetrina mostra i dolci, un pezzo per ogni tipo, che sono preparati secondo la tradizione francese: elegantissimi nelle forme fantasiose e sgargianti nei colori saturi, molto più belli di quelli di Lenôtre a Parigi. Ci sediamo sul tardi, quando tutti i clienti hanno lasciato il ristorante, per una cena a base di assaggi di cucina indiana. Un lungo tavolo ospita noi 3, accompagnati come sempre dal pittore Viveek Sharma (viveeksharma.com), nostro anfitrione, la coppia dei proprietari, il figlio pasticcere, Chiku, lo zio, anch'egli ristoratore a Mumbai e 2 manager del locale, tra i quali l'inappuntabile Mr Watson. Poiché Sonal è giainista vengono proposti anche piatti rigorosamente giainisti quindi vegetariani con il vincolo aggiuntivo che anche i tuberi, i bulbi e le radici non possano essere mangiati, e allora niente patate, niente cipolle e niente aglio. Questa religione della non violenza verso le creature viventi finisce per tendere la mano a chi non ama l'aglio, poiché spesso nel cibo confezionato viene specificato con una J (jainist) quando il cibo è giainista. Quindi occhio alla J per evitare l'aglio, e attenti alla G (dall'inglese garlic) che ne indica invece la presenza. Tra le portate ricordo una sorta di insalata caprese, un trancio di pesce condito con masala tipico di Kochi, un perfetto pollo tandoori, una deliziosa insalata di foglie di aglio fresco e naan, accompagnati da acqua e birra. Il momento clou della serata è quando vengono presentati i dolci e i gelati di Toshin. Prima i bellissimi dolci in un piatto con 12 pezzi differenti, dai quali ne scegliamo 4, colorati e dalla superficie leggermente ruvida che incanta. Poi 13 coppette ognuna con una pallina di gelato dal gusto diverso. Da una parte il nostro stupore per la bellezza dei dolci, dall'altra parte la curiosità di chi ha preparato il tutto e basa il proprio lavoro sui risultati della cucina, di avere un parere da Sanja e Candida in quanto occidentali, come la tradizione nella quale nascono questo genere di dolci, e in quanto esperte di cucina, di scambi culinari e di gusti indiani. Tutti i dolci sono giainisti, quindi il burro finisce per compensare la mancanza dell'uovo; i gelati sono in gran parte a base di frutta tropicale, con la dolce sorpresa di un gelato salato al gusto di pomodoro e spezie: un perfetto bloody mary se servito con un bicchierino di wodka. Consigli, pareri, suggerimenti, racconti di assaggi in giro per il mondo vengono scambiati con cordialità e interesse. E cosí la serata continua tra sorrisi, sguardi di intesa, espressioni del viso di accondiscendenza o stupore, sempre con quell'ironia che con facilità indiani e italiani riescono facilmente a condividere, seduti intorno ad una tavola apparecchiata. Passata l'una di notte siamo ancora lì fuori dal ristorante a chiacchierare e a giocare con cane radangio. (by Henry-our travel companion during the Bombay week)
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AuthorsCANDI - passionate cook, curious about new tastes and flavours, she loves experimenting. Archives
June 2021
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