10 luglio 2017, prefettura di OsakaDopo un giorno e mezzo di fuoco a Kyoto, cercando di assorbire la città il più possibile con tutti i 5 sensi (impresa quasi vana in così poco tempo), arriviamo in campagna alla periferia di Osaka, tra risaie, orti e piccoli fossi di acqua limpidissima. Qui, Megumi ed il marito hanno ristrutturato un’antica casa tradizionale giapponese, in cui vivono con i loro 3 bimbi ed portano avanti un concetto piuttosto “strambo” per il Giappone, quello di shared-house. La casa è proprio come ci si immagina una casa giapponese tradizionale. La struttura è interamente in legno, le grandi stanze hanno il pavimento in tatami, ovvero le stuoie in canna (lo sapevate che l’ampiezza di una stanza si misura in numero di tatami?), e sono divise tra loro da porte scorrevoli in carta di riso. Inoltre c’è una bellissima veranda che funge da corridoio esterno di collegamento attorno alle stanze: in estate è uno spazio aperto sul giardino, in inverso un’estensione dello spazio interno. Qui si riassume tutto il concetto di minimalismo, pulizia, praticità e design del made in Japan. Le stanze principali della casa vengono infatti affittate ed utilizzate per fare corsi di vario genere, dalla cucina al dipinto tradizionale su stoffa, corsi soprattutto rivolti alle donne incinte ed alle giovani madri. Non so come - anzi un po’ lo so, c’è stato lo zampino di Tomomi - nella shared-house ci siamo finiti anche noi! Potremmo definire i nostri padroni di casa come dei moderni hippy, cioè un po’ alternativi nella scelta di vita rispetto a ciò che è consuetudine in Giappone, ma comunque sempre rispettosi delle prerogative nipponiche, infatti sono ordinatissimi, sempre gentili e per di più totalmente green. La giornata in cucina infatti inizia con una visita agli orti del vicinato, dove ci vengono donate due belle ceste di verdure freschissime: pomodori, melanzane, zucchine. Per poi continuare con l’arrivo della nostra partner in cucina: Reiko. Reiko è una signora deliziosa, che fa l’ostetrica in casa: ovvero fa nascere i bambini proprio dentro casa sua, ospitando la famiglia per i 4 giorni successivi alla nascita. Che meraviglia! E, per fortuna nostra, è anche un’ottima cuoca. Ci svela qualche segreto per la preparazione in casa dei prodotti fermentati più utilizzati ed amati dai giapponesi, cioè il miso e le umeboshi (a breve qualche ricetta) quindi si mette ai fornelli per prepararci dei deliziosi involtini di verdure e pancetta saltati in una marinata di sake, mirin e aceto di riso. Se dovessi dirvi la cosa più caratteristica della cucina giapponese, sicuramente la miscela di questi 3 ingredienti è una delle principali. Ci cucina anche un riso con fagioli azuki rossi (meglio se mangiato dopo 3 giorni, l’intestino ne trarrà giovamento, ci spiega) ed un’insalata con pollo bollito ed una fantastica vinegrette al sesamo. Questa sicuramente è da portare a casa. Io, con le verdure fresche a appena colte dall’orto, preparo una tagliatella con un sugo di pomodoro fresco e basilico, melanzane fritte e scaglie di parmigiano reggiano (la prossima volta mi faccio sponsorizzare, lo sto distribuendo in tutto il Giappone!). La pasta piace talmente tanto che Reiko chiede di portarne a casa una porzione per il figlio che studia per diventare cuoco e vorrebbe tanto assaggiarla, ma, come la maggior parte dei giapponesi, è timido e si vergogna di venire a cena! Che strani sti giapponesi! PS: il sugo di pomodoro fresco e basilico è piaciuto tantissimo, tanto da sgranare gli occhi per l'incredulità. Non so come e perché ma in Giappone non ci sono piatti a base di pomodoro, viene mangiato solo un pò fresco in insalata e questo è tutto. Il concetto di cuocere pomodori e farne un sugo è completamente estranea! Ma che mondo triste sarebbe senza un semplice sugo di pomodoro?!? (by Candi)
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AuthorsCANDI - passionate cook, curious about new tastes and flavours, she loves experimenting. Archives
May 2019
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